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Lo specchio della fantasia

In Libri on 17/11/2011 at 11:22

Esperti a scuola: da oltre un decennio l’ingresso di figure esterne al corpo docente completa il percorso formativo di alunni e studenti, pertanto gli istituti scolastici che sposano i progetti P.O.N. hanno la possibilità concreta e fattiva di approfondire specifici aspetti del sapere. Tra questi, la scrittura rappresenta un polo coinvolgente di attuazione e compimento di tali piani educativi.

E’ quanto si è potuto apprezzare con il progetto Come una fiaba, istituito nello scorso anno scolastico dalla Direzione Didattica Statale “Luigi Lazzaruolo” di Grottaminarda con i plessi della Scuola Primaria “Maria Pia Landi” di Piani e della Scuola Primaria di Melito Irpino.

Un lavoro sinergico di allievi, docenti ed esperti che ha portato alla stesura di un agile volume di racconti fiabeschi (e alla loro messa in scena): Lo specchio della fantasia.

Un titolo che già di per sé evoca un mondo di situazioni e personaggi immaginari, stravaganti e meravigliosi, ed in virtù di ciò necessari, se l’intenzione è quella di far sognare grandi e piccoli, mentre nella realtà esterna sembra che non vi si riesca più.

Che tenerezza la principessa in copertina: è opera sicuramente di una bambina romantica e attenta ai particolari (quanti cuori su quel vestito!)

E’ una delle tante illustrazioni del volume, frutto dell’impegno degli alunni nello sviluppare graficamente i testi elaborati dagli esperti Dora De Maio, Armando Saveriano e Giovanni Vesta.

E così entriamo nella fiaba; anzi in tante fiabe, ognuna autonoma rispetto alle altre, ma con un comune denominatore: l’immaginario. Benché ciascun autore le abbia caratterizzate in modo personale, i fili conduttori restano l’intreccio fantastico, la contesa tra Luce e Buio, protagonisti e personaggi secondari mossi da spinte eroiche o maligne e distruttive, l’apparente disfatta di eroi ed eroine, il conclusivo ribaltamento delle situazioni, e l’inevitabile lieto fine.

Dora De Maio apre le danze con Tre piccole storie fatate dalla differente ambientazione.

Dal circo di Uga la Tartaruga al castello del principe, fino ad arrivare al mare e alle sue profondità, gli elementi fiabeschi sono tutti facilmente riconoscibili; l’invidia, la rabbia e la gelosia portano il signor Verme a premeditare una trappola letale per la scomoda rivale Uga, lusingata ed osannata nelle sue performance circensi; il principe del castello, che tenta con ogni mezzo di liberare l’amata, rapita dall’irriducibile orco; l’odissea della mamma Stella Marina, disperata per la sparizione della figlia Stellina, e che nell’affannosa ricerca deve superare i mille ostacoli che rendono affascinante la storia.

Ma nelle fiabe, si sa, i protagonisti vincono le loro sfide affrontando con coraggio ogni scontro, anche grazie ad aiuti provvidenziali. Accade anche qui: una quercia, un asinello e un cavalluccio marino riportano ordine e stabilità garantendo il sospirato happy end.

La varietà di sfondi, eventi e situazioni, rende merito al lavoro di Dora De Maio – il cui tocco femminile ben si coniuga con una innata inclinazione alla novella – e dei suoi giovanissimi collaboratori; il fantasmagorico trittico, dal linguaggio semplice e lineare, può senz’altro essere destinato anche a lettori più piccoli.

Armando Saveriano, nella fiaba La vita in un sorriso, tocca il tema dell’incessante braccio di ferro tra il Bene e il Male, le due forze, le due energie, le due entità governatrici del genere umano.

L’apparente supremazia del Male viene annullata dagli sforzi del Bene in un duello aspro, continuo, sfiancante. Così, per cancellare definitivamente la specie terrena e il suo habitat, se ne progetta la totale distruzione: una immane catastrofe destinata a non risparmiare nessuno, men che meno i bambini (che crudeltà!)

Ma anche in questo caso l’intervento illuminante della Fata del Bene donerà speranza, pace e amore. La vista di un fiore, e il sorriso di una piccola sopravvissuta, ricacciano nelle tenebre il Male e i suoi spaventosi emissari; le menti umane si liberano dei cattivi propositi, e finalmente torna il sereno.

Per la fiaba di Armando Saveriano (che non è affatto una scoperta, intendiamoci), un clima sospeso, dalle tinte cupe, diremmo pure fanta-horror, da leggere nelle notti di luna piena, ad Halloween, o quando vogliamo vendicarci e punire le marachelle dei nostri figli. Scherzi a parte, si tratta di una narrazione moderna, originale, che fa inevitabilmente riflettere sui grandi temi dell’umanità. E quella speranza di salvezza, riposta nella piccola bimba, è la geniale intuizione necessaria per catturare l’attenzione del piccolo lettore, per coinvolgerlo nella storia e farlo partecipe della realtà.

Il diamante delle stelle, scritta da Giovanni Vesta, ha come protagonista una bella principessa e la sua regale famiglia. Ne conosciamo di principesse tristi (anche nella nostra realtà storica), ma la nobile fanciulla in questione, Margherita, affetta dal mal d’amore, per consolarsi crede di trovare la soluzione attraverso il soddisfacimento di un desiderio che si rivela pericoloso.

Infatti, il suo capriccio offre modo ad una strega maligna – per giunta senza un capello – di ordire un tranello ben congegnato; sotto le mentite spoglie di un pipistrello, la megera contamina un pezzetto scintillante di stella, così ardentemente bramato dalla fanciulla che, pur di vederselo al collo, non si cura affatto delle sagge intuizioni del fidato cagnolino Birillo. L’incantesimo della ridarella e del prurito, che contagia l’intero regno, guarisce Margherita dalle sue vanità, e la trasforma in un’adulta, determinata a rimboccarsi le maniche e a rinunciare ai suoi privilegi. Il sacrificio della principessa viene premiato dalla buona Fata Arcimbolda, che non solo restituisce la serenità al suo popolo, ma le regala anche il grande amore.

La fiaba di Giovanni Vesta è quella più articolata. Nulla è lasciato al caso o buttato giù così, tanto per scrivere: è una vera e propria sceneggiatura in poche pagine, da leggere con attenzione per la ricchezza di personaggi, per l’avvicendarsi delle situazioni, per i colpi di scena. E’, per intenderci, la storia ideale pre-nanna che i bambini si farebbero leggere e rileggere, immedesimandosi ora nell’uno, ora nell’altro personaggio.

Principi, principesse, fate, streghe, malefici, lieto fine. In una parola: fiabe.

Ma noi sappiamo ancora raccontarle?

AA. VV. – Lo specchio della fantasiaPer Versi 2011, pp. 64.

 Roberta Giardullo